
Essere viaggiatrici di frontiera vuol dire attingere alle forze ancestrali di cui le donne sono portatrici e mettere in campo le diverse potenzialità al femminile contemporaneamente.
Le frontiere non sono solo quelle tra gli stati fisici, ma anche quelle dei confini dell’anima. Dentro e fuori di noi ci sono confini invisibili che condizionano la nostra vita quotidiana: sono i muri che ci impediscono di sentire il nostro valore, quelli che non ci fanno intravedere nuove possibilità e che ci fanno dire che tutto è già scritto. E poi ci sono i muri esterni, quelli che innalziamo verso quello che ancora non conosciamo o che ci fa paura.
Le frontiere, interne ed esterne, possono diventare un affascinante campo di allenamento per le potenzialità al femminile che sono ancora in parte sconosciute ed inesplorate.
Ci troviamo a percorrere territori inediti e non sappiamo ancora dove ci porterà il viaggio lungo le nuove frontiere dell’espressione di questo insieme di potenzialità femminili. Il dato di fatto è che il viaggio è già iniziato e che possiamo essere protagoniste di questa missione esplorativa.
Le donne per secoli sono state spesso svilite e date per scontate nella loro capacità di prendersi cura dello sviluppo della vita. Le donne spesso si sono adattate al ruolo che era stato scelto per loro e hanno iniziato a dedicarsi totalmente all’altro, dimenticandosi di sé stesse e non accorgendosi di avere una grandissima forza, la forza ancestrale della vita per la vita.
Le potenzialità al femminile e la figura positiva della leader al femminile sono da anni oggetto di molteplici studi. Tra le maggiori esperte in Italia su questo tema c’è Moira Barbacovi, una coach umanista, che è per me una grande fonte di ispirazione. Moira dal 2010 fa ricerche sull’argomento, attraverso approfonditi studi comparativi tra diverse discipline: antropologiche, sociali, storiche, filosofiche e biologiche.
Ho potuto ascoltare dal vivo un bellissimo intervento di Moira su questi temi al seminario su “Leader, coach e maestri” della Scuola di Coaching Umanistico che si è recentemente tenuto a Brescia.
Secondo Moira “essere viaggiatrici di frontiera” vuol dire decidere di risvegliarsi al proprio potere ancestrale di esseri femminili e riacquisire fiducia nella propria forza e nelle proprie relazioni forti.
Moira, nel suo percorso di ricerca, ha fatto una scoperta fantastica: le potenzialità femminili di base sono le stesse per uomini e donne, ma la caratteristica specifica delle potenzialità al femminile è che esse sprigionano una particolare alchimia quando vengono utilizzate contemporaneamente.
In quale modo una viaggiatrice di frontiera scopre la propria potenzialità al femminile?

Come Moira ci insegna, il primo passo è quello di prendere coscienza della forza delle potenzialità femminili.
Il secondo passo è quello di allenare questo insieme di potenzialità, tenendo conto dei possibili ostacoli. Infatti, il percorso di una viaggiatrice di frontiera non è un cammino semplice e lineare. Al contrario si tratta di un’impresa epica, costellata di ostacoli e paradigmi culturali da superare.
Spesso le viaggiatrici di frontiera iniziano il loro cammino con la fretta di arrivare subito al traguardo. Ma in un viaggio come questo, in cui le forze in gioco sono antiche e potenti, la fretta può essere una vera e propria nemica che porta a non completare il percorso.
La forza ancestrale di cui le donne sono state portatrici, nelle fasi storiche di maggiore adattamento culturale e sociale, si è trasformata spesso in una forza autodistruttiva che ha portato molte donne a dimenticarsi totalmente di sé, dedicandosi completamente alla cura dell’altro, a discapito dell’autostima femminile. Ma le recenti ricerche dimostrano che non ci può essere felicità dell’altro senza la propria felicità.
Attingere nuovamente a questa forza ancestrale, che è una forza positiva per la difesa e lo sviluppo della vita, vuol dire cercare di coltivare il bene, tenendo a bada gli elementi distruttivi.
Le forze distruttive sono in realtà anch’esse elementi naturalmente presenti in noi e che si manifestano con più forza di fronte a un ostacolo.
Un esempio semplice da comprendere può essere quello della rabbia: siamo abituate a pensare che la rabbia sia qualcosa di negativo e che fa sentire sbagliate quando si manifesta. In realtà la rabbia è da tenere a bada, per evitare che diventi autodistruttiva, ma può essere anche un segnale che ci porta ad aprire nuove possibilità di costruzione in direzione del bene comune. La rabbia può essere un segnale che ci fa riscoprire le nostre potenzialità in sofferenza e che ci permette di decidere di iniziare a scoprirle ed allenarle.
Il punto di arrivo del viaggio è diventare consapevoli delle proprie potenzialità e degli ostacoli e, attraverso il coraggio e l’amore per l’apprendimento, giungere ad una trasformazione positiva, che riguarda la persona, le sue relazioni e il suo contesto. Nelle relazioni forti, che sono quelle più importanti con le persone più vicine, si possono sperimentare le nuove potenzialità, in direzione del proprio auto-superamento e del bene collettivo.
In conclusione le donne, riscoprendo la loro forza ancestrale e utilizzando appieno e contemporaneamente le proprie potenzialità al femminile, possono diventare viaggiatrici di frontiera e percorrere nuove terre in direzione della propria autorganizzazione.
Tutto ciò, tenendo sempre presente, in sottofondo, una visione più ampia: agire in direzione del bene dell’umanità e della cura della vita, senza dimenticarsi di se stesse.
Vuoi essere anche tu una viaggatrice di frontiera e scoprire le tue potenzialità femminili? Continua a seguirmi!
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Ti auguro tutto il meglio!
Miriam Bruera, business coach al femminile